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DOMAINE GENTILE, LO SPIRITO DELLA CORSICA

Domaine Gentile, lo spirito della Corsica Un Terroir, des Hommes, un Domaine, des Grands Vins: il motto dell’azienda enologica, che racchiude lo spirito di un’intera isola, sublima una filosofia di vita e di lavoro, in cui i Grandi Vini corsi portano con sé tracce di territorio, tradizioni e uomini.  La curiosità è femmina, si diceva un tempo. Ma la curiosità, a parer mio, è anche una delle forze più potenti e preziose da coltivare. Seguendola e accompagnandola con studi e passione, ho finalmente l’occasione di immergermi in una realtà, territoriale e culturale ancor prima che vinicola, di grande fascino: la Corsica.  Il “la” mi arriva da una Cantina storica e prestigiosa, il Domaine Gentile, a pochi chilometri da Bastia, con i suoi vitigni autoctoni e alcuni vini di rara eccellenza. Ma prima di entrare in azienda, serve una premessa.  Grande fascino, dicevo, quello della Corsica. Un’isola che sento di definire “un mondo a sé”, un’unione di contrasti, un angolo di Europa come non se ne trovano: mare e montagna, sole e vento, sabbia e rocce hanno scolpito un paesaggio aspro e seducente, che si svela solo a chi persevera nella ricerca degli scorci più isolati. Le torri dei genovesi scrutano ancora l’acqua del Mediterraneo, come a fare la guardia e ad accogliere visitatori e viaggiatori, chi viene per il riposo, chi per fare trekking tra pascoli e foreste o scalare pareti scoscese, chi s’insinua fra musei, chiese romaniche e barocche, o dimore prestigiose, come la casa natale di Napoleone Bonaparte. Il Domaine Gentile si trova nei pressi del Golfo di Saint Florent, alla base del celebre Capo Corso, ulteriore mondo a sé, per tradizioni e condizioni territoriali, all’interno dell’isola. Territorio e terroir In Corsica, la vite è presente da tempi antichi e, per restare alle particolarità nelle particolarità, Patrimonio, la zona di produzione, è un’entità peculiare del suolo corso, costituita da terreni argilloso-calcarei e da un rilievo irregolare. Elementi che, uniti a un clima di tipo mediterraneo, con ampie escursioni termiche tra giorno e notte (e a una serie di microclimi locali che condizionano in varia misura le diverse aree), hanno un notevole influsso sui vitigni dell’isola. Le vigne del Domaine si estendono su circa 30 ettari, tra i 100 e i 200 metri sopra il livello del mare, con pendii prevalentemente esposti a sud/sud-est. La coltivazione è biologica, la potatura corta per avere una resa bassa, e quindi una qualità ottimale, e le vendemmie manuali: non è difficile intuire quanto la tradizione, l’artigianalità e la passione sostengano il lavoro della famiglia Gentile per assicurare un equilibrio costante all’ambiente e un rispetto della terra e degli uomini che la abitano e la lavorano. Cantina 1970. Il Domaine Gentile nasce dalla testa e dalle mani di Dominique e Viviane Gentile, nel cuore delle Appellation Patrimonio e Muscat du Cap-Corse. Gli inizi, tuttavia, non sono facili: i coniugi sono figlio e figlia di viticoltore ma decidono di partire da zero, seguendo passo dopo passo lo sviluppo dei vigneti, della Cantina e della commercializzazione. Dominique Gentile sceglie di seguire regole severe, bilanciando “savoir faire”, “savoir vivre” e “savoir être”, da un lato accogliendo le novità in una certa misura, e dall’altro continuando la difesa delle lezioni ricevute dal passato.  1994. Jean-Paul, il figlio maggiore, entra in azienda dopo essere diventato ingegnere enologo. La sua personalità non tarda a emergere assicurando all’opera iniziata da Dominique una consona eredità in ogni aspetto, da quello tecnico a quello valoriale. Oggi Jean-Paul è riconosciuto tra coloro che sono stati in grado di tramandare con professionalità ed etica la nobile lotta di una viticoltura corsa identitaria e di qualità. È anche grazie a lui, e al rispetto della terra, delle vigne, degli uomini e della tipicità dei vitigni corsi e autoctoni del territorio, se la dimensione locale del Domaine ha ormai acquisito un respiro nazionale e internazionale, riconosciuto anche da numerosi premi. Autenticità e tradizione non significano però poca attenzione alle tecniche e alle innovazioni in grado di migliorare, se associate ai precetti del “know-how” antico, i vini della casa. Come ci raccontano le pagine del sito del Domain Gentile, qui si trovano “una cantina sotterranea e climatizzata con una temperatura e un igrometria costanti... una tavola di smistamento [per la selezione manuale, nda], botti di macerazione rotative, pressa pneumatica, fermentazione termo-regolata”. Che dire? Un fantastico connubio di passato e futuro, per un presente luminoso.                                                                . Vitigni autoctoni e vini Tre sono i vitigni autoctoni alla base delle produzioni della Cantina: Niellucciu, Malvoisie, Muscat Petit Grains. Il Niellucciu, vitigno nobile in grado di regalare vini rossi, corposi ed equilibrati, e rosati freschi, fini ed eleganti cresce su un’estensione di circa 17 ettari, e le bottiglie di vino rosso prodotto sono circa 51000 (di cui 9500 bottiglie di Grande Expression). Insieme allo Sciacarello, è uno dei due vitigni a bacca nera più diffusi in Corsica, ma quest’ultimo si trova per lo più nella regione meridionale. Anche la Malvoisie appartiene al patrimonio ampelografico della Corsica ed è uno dei grandi vitigni francesi. Produce vini bianchi secchi ed equilibrati per l’invecchiamento. I vini prodotti dall’azienda sono: il Rosso Patrimonio (100% vitigno Niellucciu), il Rosso Grande Expression e il Rosso I Sensi; il Rosato (100% vitigno Niellucciu); il Bianco Patrimonio (100% vitigno Malvoisie), il Bianco Grande Expression; il Moscato (100% vitigno Muscat Petits Grains), il Moscato AOP Muscat du Cap Corse, il Muscat VDL Cuvée Tradition e il Muscat VND Cuvée Authentica; il Rappu (Muscat Petits Grains e Niellucciu); il Vindemia d’Oru (vitigno Muscat Petits Grains, raccolto quando gli acini sono a sovramaturazione). Il Domaine Gentile produce anche un Moscato secco. Le tre degustazioni Muscat du Cap Corse AOP 2007 (16%) Fiore all’occhiello della produzione della Cantina, il Muscat Petits Grains è il vitigno utilizzato per produrre i Muscats, vini bianchi dolci dal profilo aromatico ideale per l’invecchiamento. Questo Muscat du

Passaggio a Nord Est: Cantina Tramin è la casa del Gewürztraminer

Passaggio a Nord Est: Cantina Tramin è la casa del Gewürztraminer   Realtà storica ma proiettata verso il futuro, Cantina Tramin si muove tra design, marketing e viticoltura ecosostenibile. Riuscita espressione della cultura cooperativa, raccoglie ogni anno premi e riconoscimenti, permettendo a tanti piccoli proprietari di raggiungere tutto il mondo con quasi 2 milioni di bottiglie all’anno. Lungo lo stivale della nostra penisola si snodano, attraversando comuni e province, alcune strade che rendono merito al territorio italiano, alla sua gente e alle tradizioni: sono le Strade del Vino, che una legge del 1999 ha istituito e che, come una mappa nella mappa, guidano molti di noi alla scoperta dei migliori vini, e delle migliori cantine. Proprio una di queste, la Strada del Vino dell’Alto Adige, mi porta oggi alla Cantina Tramin, in quel di Termeno (o, appunto, Tramin), sul versante occidentale della valle dell’Adige. Il Monte Roen veglia su queste terre a metà strada fra Trento e Bolzano, dove lo sguardo è catturato da un’alternanza di colline, valli, fiumi, pareti di roccia. Questa è anche la terra delle mele, e i dolci profumi che avverto avvicinandomi alla Cantina me lo confermano, predisponendomi a trascorrere ore piacevoli e appassionanti. Una cooperativa con DNA cooperativo La storia della Cantina Tramin attraversa tre secoli e due Stati. Siamo nel 1898. Mentre nasce la Federazione Italiana Giuoco Calcio e Guglielmo Marconi deposita il brevetto della radio, in Alto Adige, allora ancora sotto gli Asburgo, Christian Schrott, parroco del paese e deputato al Parlamento di Vienna, fonda con altri viticoltori Cantina Tramin. Oltre 120 anni di storia hanno portato questo progetto a trasformarsi e a diventare una realtà di riferimento a livello mondiale. Anche e soprattutto grazie alla particolare formula cooperativa della Cantina, che coniuga il lavoro indipendente, artigianale, di più di 180 famiglie dedicate ai 260 ettari di superficie di allevamento delle vigne, all’imprenditorialità di una società in grado di mettere a loro servizio strategie commerciali e di marketing, sostegno organizzativo e logistico, coordinamento operativo in ogni fase produttiva. Nel 1971 Cantina Tramin si fonde con la Cantina Sociale di Egna, altra realtà storica di questa zona, nata nel 1893, dando vita a una vera e propria istituzione capace di associare in un unico corpo patrimoni diversi di tradizioni e vigneti. La svolta all'insegna di etica e sostenibilità Nell’evoluzione della Cantina altre due date emergono a punteggiare un percorso di crescita e miglioramento costante. Nel 1991 entra in azienda Willi Stürz, figura chiave dello sviluppo più recente. Enologo e direttore tecnico di Cantina Tramin, “ha saputo trasformare un’eccellente tipica produzione territoriale, quella del Gewürztraminer, in un cru internazionale pluripremiato dalla critica più autorevole, sia in Italia che nel resto del mondo”. Lo testimonia anche il titolo di Miglior Enologo d’Italia assegnatogli dalla Guida Vini d’Italia-Gambero Rosso 2004. A lui si deve inoltre buona parte dell’impulso verso una transizione che Tramin da anni ha in corso: quella rivolta a una gestione e una produzione etica e sostenibile, incentivata da riconoscimenti economici per i viticoltori che adottano metodi di coltivazione nel rispetto della natura, insieme a processi di agricoltura biologica e biodinamica. L’altro anno che segna uno spartiacque nella storia della Cantina è il 2010, quando si conclude l’opera di rinnovamento della sede: affidato interamente all’architetto Werner Tscholl (autore, tra gli altri, del Museo della Montagna di Messner, a Bolzano), il progetto trasforma la struttura in un vero e proprio landmark territoriale. Architettura innovativa e biocompatibile, design, energie rinnovabili sono alla base del nuovo edificio di Tscholl, in una sintesi di bellezza e funzionalità perfettamente integrata nel territorio circostante. La determinante impronta del terroir Territorio, dicevamo. Ecco, forse, il primo, vero, antico “segreto” del successo e della qualità dei vini della “Casa del Gewürztraminer”, com’è ormai nota la Cantina. La morfologia del terreno è particolare, caratterizzata da un impasto in cui si alternano rocce sedimentarie di tipo argilloso e rocce di porfido e calcaree. In superficie il microclima è influenzato dai venti che fin qui giungono dal Lago di Garda, e da una notevole escursione termica giornaliera, che grazie alle basse temperature notturne, anche estive, permette alle uve di trattenere ogni aroma senza dover attivare processi di evaporazione dovuti al calore accumulato durante il giorno. Un simile terroir definisce con chiarezza le strutture dei vini, i loro bouquet olfattivi caleidoscopici, la ricchezza degli aromi e le spiccate sfumature minerali.   Tale dimora ideale ha consentito l’allevamento di vitigni capostipiti di vini apprezzati da critica e appassionati di tutto il mondo, permettendo di arrivare a una media produttiva che si attesta su 1,9 milioni di bottiglie all’anno, destinate per il 70% al mercato nazionale e per il restante 30% a quello estero. La suddivisione delle varietà coltivate privilegia, naturalmente, il Gewürztraminer (circa 22%), con Chardonnay e Schiava entrambi tra l’11 e il 12% e Lagrein, Pinot Grigio e Bianco, Sauvignon, Pinot Nero, Merlot, Cabernet e Müller Thurgau tra il 10 e il 2%. Lunga sarebbe la lista di premi e riconoscimenti ottenuti dalle bottiglie Tramin. Ne cito uno per tutti: nel 2018 “Epokale” è stato il primo vino bianco italiano a ottenere 100/100 punti da parte di Robert Parkers Wine Advocate.   La degustazione: Gewürztraminer “Nussbaumer” 2018   Per la degustazione non posso che orientarmi sul “re” della casa, il Gewürztraminer, scegliendo il “Nussbaumer” 2018 (15%), un Alto Adige DOC. Quello che compio è un percorso multisensoriale, che parte dagli occhi, ancor prima di aprire la bottiglia. La sala che ci ospita è infatti dotata di enormi vetrate che si affacciano direttamente sulle vigne, mentre sullo sfondo ci domina lo spettacolo naturalistico delle Dolomiti. L’approccio scientifico che informa ogni aspetto delle attività a Cantina Tramin emerge anche dalla consolidata procedura di stilare una recensione per ogni annata, in cui si descrivono caratteristiche climatiche e stagionali. Con il prezioso aiuto del sig. Günther Facchinelli, che si occupa del marketing, scorriamo l’analisi relativa al 2018, da cui apprendo che se la germogliazione è avvenuta tardivamente, le temperature elevate e i tassi di umidità hanno consentito una precoce fioritura in

Casetto dei Mandorli

Il Sangiovese della Rocca di Predappio alta è di casa sin dalla fine del Duecento. Predappio è l'ambiente in cui si incastra perfettamente il lavoro e le opere della famiglia Nicolucci, parte integrante del territorio, un'icona del modo di essere Sangiovese in Romagna. Unico per eleganza. Da scoprire.

Ceci

Ecco il sinonimo di Lambrusco. Non solo sostanza ma anche forma. In quasi un secolo di vita questa cantina ha saputo rinnovarsi puntando l'attenzione non solo ai vini ma anche al loro contenitore, ricercando il packaging migliore, accattivante e che renda più godibile il vino.

Drei Donà

Quando la passione può ogni cosa... Claudio Drei Donà, avvocato, trasmette al figlio Enrico una dedizione unica per il vino. Uno stile rigoroso, eleganza raffinata, uno dei Sangiovesi più importanti della denominazione.

La Tosa

La famiglia Pizzamiglio ha raccolto negli anni attrezzi per la potatura e per i trattamenti anticrittogamici dei vigneti, pigiatrici, torchi e antiche pompe per i travasi, parendo all'interno un Museo della Vite e del Vino. Le attività in Vigna ed in cantina sono tutte volte alla conservazione e all'esaltazione delle qualità aromatiche varietali delle uve.

Tenuta Bonzara

Un'azienda creata nei primi anni Sessanta e oggi seguita da Francesco Lambertini. Negli ultimi anni le tecniche di conduzione delle vigne sono state rivoluzionate privilegiando la potatura corta, diradamenti e la lotta integrata per diminuire al massimo i trattamenti chimici sulle pianure.

Tre Monti

Un'azienda da poco convertita al biologico, dove i vigneti sono coltivati seguendo le regole della lotta integrata e tenendo conto dell'influenza delle fasi lunari. I processi di vinificazione sono solo quelli essenziali. Sono state identificare delle microzone nelle quali vengono coltivate le varietà maggiormente compatibili. La cantina sta investendo sul progetto di un Sangiovese Riserva che viene realizzato nella zona Serra dei Colli di Imola.

Cavicchioli

Un'interpretazione inconfondibile quella del Lambrusco che Cavicchioli sa dare... In particolare per la varietà di Sorbara, una tipologia difficile da coltivare ma che sa trasformare la mineralità dei terreni in sapidità e complessità.

Centesimino

La fortunosa storia del Centesimino, il Sauvignon rosso di Romagna. Le storie dei vitigni che oggi beviamo con molta tranquillità spesso racchiudono momenti di vita umana di straordinario interesse. È il caso del vitigno denominato Centesimino. Questo vitigno è stato chiamato fino alla metà del Novecento Sauvignon rosso per le sue particolari caratteristiche aromatiche che un po’ riconducevano alla forza prorompente del Sauvignon blanc. Pur non avendo nulla a che vedere né con quest’ultimo e né col meno rinomato Sauvignon rouge francese, il Centesimino è sempre stato molto amato dai viticoltori romagnoli per le sue qualità organolettiche. Il passato racconta di come la ricostruzione dei vigneti dopo la fillossera vide protagonista un tal Pietro Pianori e il suo podere denominato “terbato”. Fonti scritte ed orali confermano che le ricostruzioni degli impianti effettuate attorno agli anni ’60 e ’70 nella zona di Oriolo, nel faentino, derivavano tutte dal possedimento di Pietro Pianori detto il Centesimino, che per primo ricostruì il proprio vigneto ottenendo le marze necessarie da una pianta di vite trovata all’interno del giardino di un palazzo del centro di Faenza che scampò alla filossera grazie alla protezione delle mura di cinta. Per quanto riguarda la “natura” del vitigno, oggi - grazie agli esami effettuati sul dna - si può affermare con certezza che il Centesimino è un biotipo dell’“Alicante faentino” e quindi una varietà a sé stante e non riconducibile ad altri ceppi già riconosciuti. Nel 1995 è nata l’Associazione Produttori Torre di Oriolo a cui aderiscono produttori agricoli, artigiani e commercianti che lavorano per favorire la riscoperta e la valorizzazione dell'intero distretto, tra cui naturalmente i prodotti enogastronomici. Nel 2004 il vitigno è stato iscritto al catalogo nazionale delle varietà con il nome di Savignon Rosso o Centesimino. Oggi le aziende che curano col proprio lavoro questa nicchia enologica sono otto.

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