Un progetto “giovane” ma ambizioso, che ha saputo accogliere e valorizzare la storia, la terra e la natura delle isole Eolie. E le ha trasformate in vini incantevoli, recuperando vitigni autoctoni e lavorando le uve “come una volta”.
La Tenuta di Castellaro è una gemma tra le gemme. Incastonate nel blu del Mediterraneo, le isole Eolie sono sette magnifiche sorelle, e sulla maggiore di esse, Lipari, sorge l’azienda nata da un’idea (o forse meglio dire da un sogno) di Massimo Lentsch e Stefania Frattolillo, imprenditori bergamaschi.
La viticoltura che si pratica qui viene definita “eroica” (ma non è un’iperbole linguistica, è una vera categoria di allevamento): il termine fa riferimento alle condizioni impervie che una location come queste isole vulcaniche rappresenta. Inoltre, un sapore ancora più “leggendario” è assicurato dalle origine di questa coltura, che nelle Eolie risale all’epoca dei Fenici e dei Greci, come testimoniano i resti di antiche anfore qui ritrovati.
Una terra che non fa sconti, dunque, e che chiede molto, ma che molto sa anche dare, se la si rispetta. Con questo obiettivo in mente, nel 2005 nasceva Tenuta di Castellaro: “produrre un vino che sia puro estratto di un territorio”. Tale nobile intento era poi accompagnato dalla volontà di tutelare e promuovere un luogo unico, in grado di offrire tanto oltre a un incantevole mare, per un vero, grande progetto enologico e paesaggistico.
SOLE, ARIA E…. LAVA
Le Eolie sono isole di origine vulcanica e il terreno su cui dimorano i vigneti aziendali è composto da cenere vulcanica e lapilli, pomice, ossidiana e caolinite. Pomice e ossidiana, in realtà, derivano da materiali fusi simili per composizione chimica (in prevalenza acidi), con differenze nei tempi e nelle modalità di solidificazione. Costituiscono lo scheletro del suolo, che facilita il drenaggio e lo scambio degli elementi chimici, mentre le ceneri vulcaniche ricche di elementi minerali (in particolare fosforo, potassio, ferro, magnesio e calcio) lo rendono estremamente fertile.
A completare lo scenario, sull’isola agiscono i venti, in particolare scirocco e maestrale, che garantiscono un clima temperato, con temperature costanti (sempre tra i 10 e i 30 gradi) ed escursioni termiche in cui le notti restano fresche e mai fredde.
A Lipari i vigneti hanno necessariamente estensioni limitate, ma ad oggi la Tenuta di Castellaro, con i suoi circa 2.000 metri quadrati di superficie, è la cantina bioenergetica più grande delle Eolie.
Gli appezzamenti si dividono in due aree: la Piana di Castellaro, nel settore nordoccidentale dell’isola, dove i terrazzamenti raggiungono circa 350 metri di altitudine; e la Vigna Cappero, in posizione diametralmente opposta, a sud-est, a soli 80 metri sul livello del mare.
20.000 ANNI DI STORIA IN UNA CANTINA
La prima annata vinicola prodotta risale al 2008, ma vale la pena fare un piccolo passo indietro per scoprire alcune peculiarità della Cantina. Sin dai primi passi, Massimo e Stefania hanno scelto di collaborare con una serie di consulenti che permettessero loro di adottare le migliori tecnologie, creando una struttura innovativa e funzionale, ma perfettamente integrata nell’ambiente circostante.
Il progetto è stato realizzato con lo studio Dal Piaz Giannetti Architekten di Amburgo, perché fosse a impatto zero e dotato di una barricaia completamente interrata, sull’esempio delle abitazioni ipogee tradizionali. Creata la struttura portante su 3 livelli, in modo da sfruttare la forza di gravità per travasi o spostamenti del mosto (con risparmio di energia e alcun danneggiamento del prodotto dovuto a pompe o altri sistemi), gli ambienti interni sono poi stati ricavati per “sottrazione”, scavando nel sottosuolo: in questo modo le colonne rendono evidente la stratificazione del terreno lungo un periodo geologico di oltre 20.000 anni. Inoltre, grazie all’utilizzo di camini solari, l’illuminazione è quella assicurata dal sole, mentre la torre del vento crea un sistema di climatizzazione naturale, con relativo controllo dell’umidità e della temperatura interne.
In un contesto simile è scontato che anche quasi tutte le pratiche in vigna siano svolte a mano, e ogni aspetto sia affidato a un professionista: dall’agronomo all’enologo, dal responsabile della cantina a chi si occupa della promozione e della commercializzazione dei vini in Italia e sui mercati internazionali.
LE PRODUZIONI
I vini biologici di Tenuta di Castellaro nascono dalla selezione delle più sane e antiche viti autoctone delle Eolie (in particolare Corinto Nero e Malvasia delle Lipari). La produzione media si aggira intorno alle 55.000/60.000 bottiglie all’anno. I vini prodotti sono il Bianco Pomice IGT Terre Siciliane Bianco (Malvasia delle Lipari e Carricante), il Nero Ossidiana IGT Terre Siciliane Rosso (Corinto Nero e Nero d’Avola), il Corinto IGT Terre Siciliane Rosso (Corinto Nero), il Bianco Porticello IGT Terre Siciliane Bianco (Carricante, Moscato Bianco), il Rosa Caolino IGT Terre Siciliane Rosato (Corinto Nero e altri vitigni rossi autoctoni), l’Ypsilon IGT Terre Siciliane Rosso (Corinto, Nero d’Avola e Alicante), il Malvasia delle Lipari DOC (Malvasia e Corinto), e il Marsili IGT Terre Siciliane (Pinot Nero).
BIANCO POMICE, UN BOUQUET STREPITOSO
Il Bianco Pomice di Tenuta di Castellaro (13%) è uno di quei vini bianchi di cui è impossibile non innamorarsi una volta provato e conosciuto. Sì, perché oltre alla piacevolezza intrinseca, questo bianco - un vino fatto “come una volta” - è in grado di raccontare una storia incredibile, una storia fatta di uomini, di fatica, di passione, in uno degli angoli più paradisiaci d’Italia.
È il bianco di punta della tenuta di Castellaro. L’uva è selezionata e raccolta a mano, i lieviti utilizzati sono quelli indigeni e la chiarifica avviene naturalmente, travasando il vino varie volte prima dell’imbottigliamento. L’affinamento in bottiglia è di almeno 6 mesi, mentre la capacità di invecchiamento stimata è di 8/10 anni minimo.
Il Bianco Pomice sprigiona mille profumi, frutto della splendida unione di Malvasia delle Lipari (60%) e Carricante (40%), che si sposano perfettamente e si completano, valorizzate dal terreno sabbioso vulcanico ricco in microelementi di Lipari che conferisce loro una straordinaria ricchezza minerale. Veste un bel colore giallo paglierino intenso e brillante, con riflessi dorati che attraversano il mio calice. Al sorso arriva secco, pulito, di grande finezza e freschezza esaltante, sia olfattiva che al palato: agrumi (cedro e limone in primis), fiori di zagara con sentori fruttati di nespole e di mandorla, e un finale avvolgente con malva e pepe bianco che porta a una complessità lunga e a una decisa persistenza. È, a mio giudizio, un vino di livello e di pregio, dove predominano aroma ed eleganza, attraversate da una sottile ma percepibile e gustosa trama salmastra e gessosa. Suscita emozioni questo bianco, e regala un’intensa esperienza gustativa, anche se per comprenderlo a fondo occorre prendere una certa distanza dal tourbillon sensoriale, concentrarsi e passare a un secondo “corto” assaggio per non perdersi altri profumi!
Per suggellare un equilibrio così perfetto ho scelto alcuni piatti dello ristorante «Filippino», storico locale del centro di Lipari rinomato per la decennale e appassionata conduzione da parte della famiglia Bernardi, sempre impegnata a elaborare con sapienza autentici piatti liparoti per esaltare i migliori sapori mediterranei.
Per il Bianco Pomice Tenuta di Castellaro scelgo un piatto semplice che racconta il mare : gamberetti di Nassa marinati!
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