Loading...

Cantina Duca Carlo Guarini: vini con 900 anni di storia

Home / Blog / Cantina Duca Carlo Guarini: vini con 900 anni di storia

La visita per degustare i vini alla tenuta Duca Carlo Guarini è stato un vero e proprio viaggio: nella storia di una famiglia, nella geografia del Salento, nelle tradizioni del Mezzogiorno più sincero e amabile

Quella dei vini e della famiglia Guarini è una storia che si è spesso incrociata con la Storia - quella vera, con la maiuscola - attraversandola e non di rado determinandone tragitti e svolte. Le origini del casato risalgono lungo i secoli a mille anni fa, quando la famiglia di origine normanna arrivò nelle Puglie (anno Mille, o giù di lì) e i suoi cavalieri, al seguito degli Altavilla, diedero il loro contributo alla conquista e all’unificazione del Regno di Sicilia. Tra gli esponenti della dinastia ci sono stati “feudatari, guerrieri, cavalieri, ammiragli, uomini di chiesa, di lettere, di legge, politici e poeti” e molti di essi ricoprirono importanti funzioni nei regni Normanno, Svevo, Angioino, Aragonese e Borbonico. Così come furono protagonisti di vicende legate a personaggi di cui oggi leggiamo sui libri: la principessa Maria Giuseppa, sposa di Luigi Ferdinando e madre di Luigi XVI, San Francesco d’Assisi, che di ritorno dalla Terra Santa dimorò in una tenuta donatagli dai Guarini, e Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e re di Napoli, cui è dedicato uno dei vini dell’azienda, solo per citarne alcuni.

Quando si parla di tradizioni, queste non sempre affondano le proprie radici in un passato prestigioso. Le vicende dei Guarini, invece, sono intrise di tradizione, oggi raccolta e tramandata dal Duca Giovanni e dai suoi figli, che hanno saputo darle valore, infonderla nelle attività dell’azienda agricola e arricchirla con le innovazioni del presente per trasmettercela nei profumi, nei colori e nei sapori dei vini e degli altri prodotti artigianali.

La Cantina

Siamo a Scorrano, nel centro del Salento, a metà fra le sponde adriatica e ionica che delimitano il tacco della penisola. La tenuta si apre attorno al palazzo ducale Guarini, residenza della famiglia, le cui vigne si estendono però per oltre 700 ettari tra le province di Lecce e Brindisi. In plancia di comando ci sono Giovanni e i due figli Carlo e Roberto, la cui preparazione e formazione diversificata è un altro degli ingredienti del successo e della qualità dell’azienda.

L’architettura del complesso è sorprendente, ma due sono le chicche in grado di aumentarne il fascino. La prima è senza dubbio il giardino pergolato dove gli ospiti possono degustare - tra filari di colonne - i vini della cantina (e molte altre prelibatezze), attorniati da alberi di agrumi e profumi mediterranei. Un luogo dove si avverte il distacco completo con il mondo esterno. Così come netto è il distacco non solo dall’ambiente ma anche dal tempo presente nell’altro scrigno “segreto”: la grotta ipogea risalente al ’500, dove si trovava il frantoio e dove alcuni dei vini completano l’affinamento. Un anfratto nascosto sotto il palazzo, un luogo quasi mistico, in cui la storia alle spalle della famiglia sembra trasudare direttamente dalle spesse mura, annerite dal tempo e per la poca luce che viene fatta filtrare fin quaggiù per proteggere la temperatura, l’umidità e l’illuminazione ideali per le bottiglie.

La mia visita alla Cantina Duca Carlo Guarini si rivela una sorpresa continua. Il racconto delle origini, delle lavorazioni, dei personaggi mi conduce in un crescendo di meraviglia alle degustazioni, e alle ancor più interessanti spiegazioni che le accompagnano.

“La nostra missione è tutelare il patrimonio viticolo salentino, quello del Negroamaro, del Primitivo, della Malvasia nera. Così nascono i nostri vini, da vitigni autoctoni vinificati in rosso, in rosato e in bianco. Tutti in purezza e biologici certificati”

I Vini

Se dovessi scegliere un aggettivo per definire questi vini di antica nobiltà, tutti rigorosamente biologici, in grado di trasmettere tradizione, passione e innovazione, sceglierei “sincerità”, una dote rara, e perciò tanto più preziosa.
Le etichette prodotte sono tante, tra cui Murà, Boemondo e 900, ognuna delle quali nasconde una storia. Come quella legata al Murà (4 ettari a Sauvignon introdotti nel 1989), in onore di Gioacchino Murat e della firma - scritta proprio così, all’italiana - che con la pietra del suo anello incise su una specchiera nella dimora leccese dei Guarini. Nel 2000, invece, per festeggiare la fine del millennio, racconta il Duca Carlo Guarini, volevano fortemente produrre un Primitivo di alta qualità. “Per rappresentare la potenza e la complessità di questo vino ci venne in mente un personaggio, di grande fascino, legato alla nostra storia: Boemondo d’Altavilla, principe di Taranto, primo figlio di Roberto il Guiscardo, il Normanno conquistatore della Puglia. Durante l’assedio della città di Lecce nel 1065 Boemondo, seppur vincitore, fu molto colpito da alcuni cavalieri che l’avevano difesa valorosamente, tra i quali il nostro Ruggiero Guarini. Boemondo, come segno di stima, chiese loro di diventare suoi compagni d’arme nell’avventura della Prima Crociata”. La linea 900 comprende i vini nati per celebrare i 900 anni di vinificazione della famiglia (dal 1114), vini in edizione limitata prodotti solo quando l’annata lo merita.

E finalmente lui, il Negroamaro

Tra il racconto di un aneddoto del passato e dei progetti per il futuro dell’azienda che il Duca Carlo mi regala, la conversazione devia sul Negroamaro, il vero grande protagonista, attorno al quale ruota gran parte della produzione di quest’azienda salentina. In particolare, stappiamo e degustiamo un Taersìa Negroamaro in bianco IGT Puglia biologico 2020 (12,5%), che si è aggiudicato più di un riconoscimento tra gli addetti ai lavori.

Osservo un bel giallo paglierino intenso, brillante. Apprezzo all’olfatto i sentori di frutta a pasta bianca e fiori bianchi con un’apertura su note agrumate, per poi virare su erbe aromatiche quali il rosmarino e la menta. Curiosa di passare all’assaggio, avverto immediatamente un grande bilanciamento tra acidità, freschezza, sapidità; caldo e morbido, ricco e di buon corpo e mineralità sul finale, questo Taersìa Negroamaro in bianco trasmette al palato una netta prevalenza di agrumi e zenzero che ne caratterizzano la lunga persistenza. L’abbinamento che individuo è con uno spaghetto alle vongole veraci freschissime e “gamberi rossi” di Gallipoli.

Tra le altre produzioni a base Negroamaro ci sono Campo di Mare IGT Rosato Salento, il Natìvo e il Piccolebolle, bianco e rosé. Completamente prodotto e spumantizzato con metodo Charmat (o Martinotti) in cantina, il Piccolebolle, con il suo perlage sottile e persistente e i suoi sentori agrumati, si presta a essere impiegato in aperitivi o abbinato con frutti di mare e pesce.

Tutti i vini affinano in cisterne d’acciaio a pavimento costruite sotto terra per poter avere sempre una temperatura fresca e, soprattutto, costante durante l’anno in modo naturale, senza l’ausilio di alcuna strumentazione. Unica eccezione riguarda il Boemondo (24 mesi tonneaux) Piutri e Vigne Vecchie, per i quali una piccola percentuale, che varia di anno in anno in base all’equilibrio del vino, c’è anche un passaggio di legno per 8 mesi.

Una nota a parte meritano gli altri prodotti dell’azienda Duca Carlo Guarini: gli oli extravergine di oliva, i sott’oli, le confetture, le salse, le creme di ortaggi della linea Le Masserie del Duca sono frutto di una verticalità completa, che consente di controllare tutte le fasi di lavorazione (rigorosamente artigianale) e produzione: dalla terra alla tavola. Il consiglio, come per le bottiglie della Cantina, è quello di non lasciarsi sfuggire una degustazione, e magari una visita ai locali dell’antico frantoio ipogeo del ’500.

“Rese basse da un’accurata selezione delle uve migliori: solo così possiamo fare in modo che la qualità abbia il sopravvento sulla quantità”

Castello Frisari

Ultime, ma piacevolissime considerazioni, le riservo al recente progetto della nuova generazione dei Guarini: Castello Frisari (il nome è quello della casa di famiglia a Scorrano all’interno della quale sorge la cantina), creato e gestito dai fratelli Carlo e Roberto (quest’ultimo agronomo ed enologo della cantina Frisari). L’idea è quella di caratterizzare il più possibile i vini del territorio con due linee di Negramaro in purezza e, con questi due cru, pare proprio che ancora una volta ci siano riusciti. Per usare le loro parole, “è un progetto con il quale vogliamo continuare a dare voce a questo territorio denominato - durante il Regno di Sicilia - ‘Terra d’Otranto’ e che comprende oggi le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Abbiamo scelto, in particolare, di valorizzare due aree non ancora degnamente rappresentate, perché marginalizzate da logiche economiche del passato: l’agro di Ugento e l’agro di Melissano nelle Serre Salentine, una zona di piccoli rilievi collinari situata nell’estremo sud del Capo di Leuca e l’agro di Galatone nella Pianura Salentina.

Attraverso la coltivazione biologica di Negroamaro, vitigno principe della nostra cultura vitivinicola, vogliamo produrre vini che, con rese basse da un’accurata selezione delle uve migliori, possano esprimere al meglio la tipicità di questi terreni, attraverso il rispetto delle loro caratteristiche fisiologiche e soprattutto della cultura delle popolazioni che li hanno coltivati nei secoli”.

Ho il piacere di poter degustare anche questo Negroamaro D.O.P. di Terra d’Otranto 100% dell’agro di Ugento nelle Serre Salentine.

È un Negroamaro che subisce un anno di affinamento in acciaio e un anno di affinamento in bottiglia. Nel mio calice il vino si presenta con un rosso rubino lucente con sfumature amaranto; mi regala, a livello olfattivo, finezza e complessità di aromi, sia floreali di rosa che di frutta matura: ciliegia, prugna, piccoli frutti a bacca come more e lamponi; il bouquet prende forma con sentori speziati ed erbacei tipici della macchia mediterranea. Dal sorso vellutato, è caldo, avvolgente, intenso, profondo, con una struttura in cui emerge una buona freschezza salina e una trama tannica ben definita ma levigata. La piacevole nota salmastra finale è il chiaro suggello dei benefici che questo vino trae sia dal suolo prevalentemente calcareo sia dalle brezze marine che accarezzano i filari.

È con una punta di dispiacere che devo ripartire e lasciare questi vini, queste terre e, soprattutto, queste persone, la cui generosità e genuinità, per fortuna, potrò riassaporare bevendo un calice di una bottiglia Duca Carlo Guarini.

Ti è piaciuto l’articolo? Puoi iscriverti al servizio di notifica o lasciare un commento!

Comments(0)

Leave a Comment