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Trattoria alla Stella

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APPUNTI DI VIAGGIO:

“Ricette veneziane del buon pesce sulla tavola della storica Trattoria alla Stella,
ancorati alla tradizione da oltre 70 anni…”

Percorrendo la nota Statale Romea mi trovo nella piccola cittadina di Lova, vicino a Padova e non troppo distante da Venezia. Quando è possibile alternare l’autostrada a percorsi alternativi è sempre un vantaggio per chi ama viaggiare, perché consente di esplorare e scoprire luoghi e locali nuovi, che con il percorso in autostrada sarebbe impossibile conoscere. Proprio quello che è capitato a me, andando a velocità da passeggiata e osservando fuori dal finestrino della macchina, lo sguardo mi cade nell’osservare un particolare edificio dalle dimensioni e dall’architettura davvero insolita ed originale… Leggo l’insegna: “Trattoria alla Stella” e vista l’ora approfitto per documentarmi ed arricchire il mio bagaglio eno-gastronomico.
Oltrepasso un antico ponticello ed ecco una piacevole sorpresa, perché dal 1880 questa è la trattoria più antica delle valli veneziane!

La storia racconta:

Il Doge di Venezia Marcantonio Memo sin dal 1612 rilasciò licenza di esercizio per questo locale ai primi proprietari, e qui l’imperatore d’Austria nell’Ottobre del 1888 posteggiò la sua carrozza proprio qui per andare a cacciare nelle vicine Valli di Lova (Perimpie).

Conosco i proprietari, la famiglia Zini, che porta avanti da oltre 70 anni questa attività, e con cortesia e gentilezza mi fanno accomodare in una delle quattro ampie sale. Ambienti tradizionali ma molto accoglienti, con arredi volutamente lasciati retrò che personalmente trovo più che adeguati, un vero tuffo nel passato.

Il profumo di pesce è nell’aria
“Qui c’è un forte legame territoriale e si rispecchia la vera cucina tradizionale veneziana”

I camerieri ordinatamente e con professionalità escono dalla cucina con piatti molto invitanti, (se non fosse che la gola invita ad ordinarne il più possibile….) tengo a freno l’acquolina e mi lascio tranquillamente consigliare su come orientare al meglio la mia scelta: come inizio accetto di buon grado di assaggiare, dopo tanto tempo, quello che rappresenta da sempre una vera “prelibatezza”: la granseola. Questo nome deriva dal veneziano granso (granchio) e seola (cipolla); questo crostaceo nutriente e poco grasso (per i piatti di portata si prediligono le parti più magre), ha la qualità di granchio più grande per dimensione, con una componente salutistica non da sottovalutare, ricco di potassio e fosforo.

Dopo un breve confronto chiedo qual è il modo in cui viene servito, quello che consente di percepire il più possibile la sua delicatezza e la sua dolcezza/rotondità al palato... Senza avere condimenti troppo invadenti.
Ebbene, mi dicono, vengono seguiti procedimenti semplici per mantenere inalterate le proprietà nutritive e preservarne il gusto, la granseola viene solo leggermente sbollentata e servita con olio e limone.

Al palato percepisco una squisitezza e freschezza che non ha eguali, la polpa non risulta né gommosa né stopposa ma gradevole. I proprietari vengono direttamente ai tavoli e ci tengono a ribadire che la loro filosofia è improntata sulla massima qualità del pesce, cucinato da mani esperte e che arriva fresco ogni giorno pronto da cucinare e servire subito in tavola: autentico sapore di mare!

La portata successiva mantiene alto il livello qualitativo: riguarda uno strepitoso “risotto al branzino e gò” in bianco, delicato e profumato, con una perfetta cottura che ne garantisce la degustazione al suo meglio.

Che cos’è il “Gò”?

Un abbinamento per concordanza è la scelta più giusta da fare a parere mio, perché il suo scopo è quello di sostenere la delicatezza del piatto senza coprire o contrastare in alcun modo il gusto delicato: decido di orientarmi su un vino fermo e leggero, con poca acidità, di struttura media.

La mia analisi sui vini del territorio (Veneto), ma anche puntando al Friuli Venezia Giulia, mi porta a suggerire i seguenti vini:

  • Un Breganze Bianco Superiore Doc, zona di provenienza Vicenza (12 gradi)
  • Un Lison-Pramaggiore Verduzzo Doc, zona di provenienza Friuli Venezia Giulia (pn) ma lo si trova in Veneto, a Treviso ed a Venezia (11 gradi)
  • Un Soave Classico Doc, zona di provenienza Verona (10,5 gradi)

Seguendo però obbligatoriamente la loro carta dei vini, tra l’altro ben strutturata e chiara, con un’ offerta non troppe ampia ma accurata, (divisa per regione ma con prevalenza al Veneto), quello che mi ha colpito ed incuriosito alla degustazione è stato il “Bianco di Custoza” dell’Azienda agricola Cavalchina.

Questo vino di Custoza è costituito dall’uvaggio di diversi vitigni (40% Garganega, 30% Fernanda “clone di Custoza”, 15% Trebbiano e 15% Trebbianello “clone di Tocai”).

Analisi organolettica-sensoriale

Al calice appare un inconfondibile colore giallo paglierino con riflessi tendenti al verde, una lieve aromaticità che non disturba, ma anzi trovo apprezzabile. Al naso si apre con profumi delicati prevalentemente di fiori bianchi: in bocca si riscontra subito un buon equilibrio la giusta sapidità e il perfetto grado alcolico 12,5% . Un vino elegante che ha saputo accompagnare armoniosamente la mia granseola: forse per il risotto potevo optare per un'altra tipologia, ma questo vino è soddisfacente per accompagnare anche altri piatti.

Viva il buon pesce, la qualità in cucina e la volontà di trasmettere amorevolmente e cordialmente la tradizione e la storia regionale, mettendoci tanto impegno quotidiano.

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