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Fattoria del Piccione

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Vini e Cantine di Romagna:
un focus sulla mia terra

Fattoria del Piccione

La cantina

Quando ho ricevuto l’invito per una degustazione alla Fattoria del Piccione, a Montescudo - Monte Colombo di Rimini, l’ho colto con particolare piacere. Scoprire nuovi vini mi appassiona sempre, ma in questo caso ero molto curiosa anche di visitare la Cantina, inserita in uno scrigno storico di particolare rilievo e bellezza architettonica. Costruita dopo il 1881, quando il marchese Guglielmo Massani acquistò parte delle mura del castello malatestiano di San Savino (XV-XVI secolo), oggi include ancora una sezione del complesso storico conservata in ottimo stato dagli attuali titolari, la famiglia Pasini. , 22 anni e neo sommelier A.I.S., che ha ereditato il testimone dal nonno Vitaliano e dal padre Stefano, mi accoglie e mi fa da guida, mostrandomi per prime le imponenti botti in rovere che insieme alle barrique ospitano le riserve e i grandi rossi da invecchiamento al piano terra. L’atmosfera è idilliaca, anche grazie all’enorme finestra con vista sul cortile interno che lascia atterrare i raggi di sole sull’originario pavimento di terracotta.

Per visitare la grotta, scendiamo la scala a chiocciola ricavata nelle mura originarie dell’antico fossato. Cinque metri sotto terra, con maestose volte di mattoni, qui si trovano i grandi vasi vinari in cemento con interni vetrificati per le uve biologiche. A dominare la sala c’è il maestoso torrione d'angolo medievale, che attraversa tutti i piani della struttura.
La conversazione vira sul protagonista principale, il "Villa Massani - Colli di Rimini DOC Rebola", un bianco ricavato dal Grechetto gentile (antico vitigno autoctono presente nel riminese da diversi secoli) e appena insignito della prestigiosa Menzione di Eccellenza 2020/2021 da parte di Emilia Romagna da Bere e da mangiare. "È un vino che nasce in simbiosi con il territorio, vuole rappresentarlo e per noi ne rispecchia la bellezza", mi dice Andrea. Il vigneto è di soli 7.000 mq per 2.500 bottiglie all’anno, e la vinificazione, volutamente limitata, nel 2019 è stata per la prima volta in purezza con lieviti indigeni e certificazioni bio.

La degustazione

Alzando i calici emerge la sorprendente luminosità del giallo dorato di questo Rebola, brillante e di buona consistenza. Il percorso olfattivo è fine e intenso, con una complessità e una presenza aromatica così ampie da catturare totalmente la mia riflessione degustativa. I profumi arrivano decisi e netti, prima quelli floreali - ginestra, camomilla in fiore e glicine - poi i sentori fruttati a polpa gialla - pesca matura, ananas, maracujà. Al sorso il Rebola è caldo e morbido con i suoi 13,5°, rispecchia tutte le essenze percepite, ed è supportato e ben bilanciato da freschezza sorprendente e sapidità.

Al palato riflette l’intensità iniziale, mentre in chiusura denota una buona persistenza che mi convince a classificarlo come vino equilibrato e armonico.
L’abbinamento suggerito è un gustoso piatto di paccheri con dentice, a rinforzare quel legame tra terra di Rimini e mare, suggerito dalla nota salina di questo bianco, è il caso di dirlo, davvero “eccellente”.

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